A casa...

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  1. °SnowWhite°
     
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    Una mattina insolitamente tranquilla per Neve, sembra che i disastri e tutti i casini che stanno succedendo in questo momento a Storybrooke, sembrano essersi presi una pausa e quindi lei ha fatto la stessa cosa, dormendo anche più del dovuto.
    Infatti quando ha aperto gli occhi, David non era più al suo fianco, cosa che gli ha strappato una smorfia di disapprovazione.
    Tanti anni insieme e dopotutto ancora non si è abituata a quell'uomo, che ancora riesce a darle sensazioni forti, ogni volta come se fosse la prima.
    Si è fatta una doccia veloce, poi si è vestita.
    Indossa un maglioncino color rosa pallido, che ha tutta l'aria di essere terribilmente morbido.
    E' corto fino in vita e mette in risalto le curve morbide e la vita sottile.
    Le gambe sono avvolte in un paio di jeans blu scuro, leggermente aderenti.
    Ai piedi, scarpe da ginnastica in tela, modello Coverse bianche.
    Si è spostata verso la cucina, ha preparato la colazione e poi si è messa a svolgere le faccende di casa.
    Quando era principessa, ci pensavano gli altri a queste cose, ma adesso la musica è cambiata, ma non le pesa in fondo, l'ha fatto per ventotto anni, nonostante era del tutto ignara di chi era davvero.
    Ma non è certo il momento di mettersi a rimuginare sul passato, adesso è di nuovo lei.
    Ha suo marito, sua figlia e suo nipote di nuovo al proprio fianco, nonostante non è una cretina e sa perfettamente che il pericolo è dietro l'angolo.
    Insomma, adesso è arrampicata su una scala, mentre tenta in tutte le maniere di staccare una tenda che sembra essere incollata al bastone.
    Nonostante continui a tirare, quella ha deciso di rimanersene li.
    Si blocca, le mani poggiate sui propri fianchi, mentre fissa quell'oggetto inanimato, come se lo stesse rimproverando con lo sguardo
    <oh dai...non puoi vincere tu!>
    si, sta parlando con la tenda, rendiamoci conto insomma.
    Di nuovo un bello strattone e la tenda si stacca, anche se lei traballa pericolosamente su quel trespolo, ma per fortuna non cade.
    Un sorriso le increspa le labbra
    <ecco vedi che quando ti ci metti collabori?>
    di nuovo ignoriamo il fatto che sta parlando con una tenda!
    Comunque, scende dalla scala e si avvia verso la lavatrice, che è posizionata vicino al lavabo.
    La apre e ci infila dentro la stoffa, per poi richiuderla, aggiungere il detersivo e mandarla avanti.
    Lancia uno sguardo all'orologio e sospira, è ancora presto per far si che suo marito torni dalla centrale, quindi si limita a guardarsi intorno, trovando qualcos'altro da fare, per ammazzare l'attesa, anche perchè è presto per preparare il pranzo.
     
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    DavidNolan

    Ero uscito presto quella mattina.Il sole non era ancora sorto,tutto il cielo era plumbeo e nero.Intuii che presto o tardi sarebbe arrivata una tempesta,una di quelle che preanunciano guai e mai bune novelle.
    Avrei voluto dormire di piu'...starle accanto.La notte era trascorsa troppo velocemente e io l'avevo passata ad osservare Lei.
    La mia unica ragione di vita,apparte mia figlia e mio nipote.La mia Snow.Cosi pacifica nel suo oblio.Morfeo aveva avuto ciò che avrei voluto io. Lui poteva osservare i suoi sogni,bearsi di quei minuti a me proibiti. Sospirando prestavo la mia attenzione,seppur parziale, alla strada. Il furgoncino rosso non era semplice da guidare.Non come il mio cavallo bianco,ma almeno aveva l'aria ocndizionata cosa che gradivo piu' del solito.
    La città sembrava deserta.E lei mi mancava,quasi fosse ossigeno per i polmoni,fremevo solo dalla voglia di osservarla nelle sue pulizie.Fissare il battito leggero delle sue sopraciglia quando era pensierosa e si fissava.
    Oppure come le sue labbra a cuore,che per me erano una tentazione unica,si incurvassero armoniose in uno sbruffo di irritazione.E mi ritrovai come un emerito cretino a sorridere da solo,perso nei miei pensieri che sapevano ancora di lei,sempre.Ero tornato prima lasciando Emma e Neal con Henry.Speravo,mvivamente,che lui fosse uno a posto e non come suo padre.Quell'uomo aveva ancor ail mio piu' profondo odio.Scesi dal veicolo e sali le scale di casa, infilai la chiave nella toppa aprendo.Indossavo la camicia blu scuro,una fondina ascellare in pelle chiara.Un paio di jeans aderenti e scarpe lucide.
    Non dissi nulla varcando la soia,alzai solo lo sguardo lentamente fissandola.Li immobile e le sorrise,quel sorriso naturale e dolce che le apparteneva,solo a lei.Alla donna della mia vita.Mia moglie.
     
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